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mercoledì 17 gennaio 2018

Ferrero conquista gli Usa: con 2,8 miliardi di dollari compra le barrette Nestlé

All'azienda di Alba più di 20 storici brand americani


Affare fatto, le barrette americane della Nestlé finiscono in un bel vasetto di Nutella. Per 2,8 miliardi di dollari - circa 2,3 miliardi di euro, tutti in contanti - la Ferrero batte la concorrenza di Hershey e si aggiudica l’attività dolciaria della Nestlé negli Stati Uniti, business che nel 2016 ha assicurato circa 900 milioni di dollari (736 milioni, ragionando in euro) di ricavi. Gran colpo per il gigante di Alba che - caso raro - tiene alta la bandiera italiana proprio mentre il nostro Paese è terra di scorribande straniere. 


La marcia sugli Stati Uniti di Ferrero era cominciata fin dal 1969, quando si fece largo sul mercato esportando prima i Tic Tac, quindi i Ferrero Rocher e la mitica Nutella. L’affondo però è più recente, prima con l’acquisizione del cioccolato di Fannie May Confections Brands (i marchi, notissimi, sono quelli di Fannie May e Harry London) poi con le caramelle gommose della Ferrara Candy Company. Ora i dolci della Nestlé permettono alla Ferrero a stelle e strisce di compiere un vero e proprio salto di qualità diventando la terza più grande azienda dolciaria negli Stati Uniti, dietro Mars e Hershey.

Nel manifestare l’entusiasmo per l’acquisizione, il presidente esecutivo del gruppo, Giovanni Ferrero, ricorda il «portafoglio eccezionale di marchi iconici ricchi di storia e di grande riconoscibilità» che la divisione di Nestlé porta con sé. Ci sono nomi legati al cioccolato assai popolari come Butterfinger, BabyRuth, 100Grand, Raisinets e Wonka. Inoltre c’è il diritto esclusivo negli Usa sul marchio Crunch, oltre alle caramelle SweeTarts, LaffyTaffy e Nerds. Questo, insieme alle acquisizioni precedenti «garantirà una gamma sostanzialmente più ampia, un’offerta più vasta di prodotti di alta qualità per i consumatori di snack al cioccolato, caramelle, dolciumi e prodotti stagionali da ricorrenza, oltre a nuove entusiasmanti opportunità di crescita nel più grande mercato dolciario del mondo», che vale da solo un quarto del totale. 

L’ad Lapo Civiletti assicura che l’impegno del gruppo «nel trasferire valore ai consumatori e ai clienti nordamericani sarà ulteriormente rafforzato dall’arrivo nel nostro portafoglio di marchi così potenti del confectionery e del mercato del cioccolato». Una nuova posizione di forza che permetterà una maggiore incisività anche nella distribuzione dei marchi propri. La Ferrero - che nel chiudere l’operazione è stata assistita, come nell’affare Ferrara Candy, da Lazard, mentre Goldman Sachs ha affiancato Nestlé - rileverà gli stabilimenti produttivi del gruppo elvetico a Bloomington, Franklin Park e Itasca, nell’Illinois. 

In Nestlé sono sicuri di aver trovato in Ferrero «una casa eccezionale per il nostro business dolciario americano», dice l’ad del gruppo, Mark Schneider, il quale spiega come tale operazione permetterà alla multinazionale svizzera «di investire e innovare nelle categorie in cui vediamo una forte crescita futura e dove deteniamo una posizione di leadership come il pet care (prodotti legati alla cura degli animali domestici, ndr), l’acqua minerale, il caffè. gli alimenti surgelati e i prodotti per l’infanzia». Sul fronte italiano invece Coldiretti legge nell’operazione americana «una svolta per l’agroalimentare “Made in Italy” che ha visto passare in mani straniere tre marchi su quattro».

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