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domenica 28 gennaio 2018

Sappada, a 15 anni si getta dal ponte di Cadore. Un amore osteggiato?

Alla ragazza era stato tolto il telefonino dopo una discussione.


SAPPADA (BELLUNO) — Un volo nel vuoto. Sessanta metri verso le acque del Piave, da un ponte maledetto, quello di Cadore, scelto da tanti suicidi. È morta così una quindicenne di Sappada. Per una manciata di ore, invece, i genitori e la sorella maggiore hanno sperato in una ragazzata, una fuga da casa dopo l’ ultimo bisticcio con la mamma finito con un telefonino «sequestrato». Era già successo, nulla di grave. La sorella, molto più grande della ragazzina, ieri mattina aveva condiviso un appello su Facebook: «Mia sorella è sparita ieri pomeriggio, l’hanno vista sul Ponte Cadore e una macchina con la freccia sembrava la stesse aspettando, qualcuno ha visto qualcosa?». In un lampo le condivisioni sono state quasi cinquemila, quasi cinque volte gli abitanti di Sappada. Purtroppo non è bastato, secondo gli inquirenti la giovane sarebbe morta già venerdì sera.

Il telefonino sequestrato
Al momento non si sta lavorando a ipotesi diverse da quella di un gesto volontario anche se, in mancanza di biglietti o messaggi della ragazza, in linea teorica non si può escludere che in momento di confusione abbia messo un piede in fallo. L’allarme è stato dato dalla famiglia venerdì sera, la giovane non era rientrata a casa ed era senza telefonino, tolto dopo una discussione forse per il fidanzatino che poco piaceva ai genitori. Storia semplice e comune. La ragazza, invece, era molto presa dopo dieci mesi di relazione e nonostante le continue rotture e riappacificazioni confidate alle amiche. Cos’è successo di diverso venerdì scorso? La ricostruzione delle forze dell’ ordine parte da alcune segnalazioni ricevute dal comando dei carabinieri di Cortina.

La ricostruzione
La ragazza studiava all’Ipsa di Pieve di Cadore, la scuola che porta all’ occhialeria, settore in cui lavora tutta la famiglia. Dopo l’ ultima campanella è stata a casa di un’amica e verso le 16.30 ha salutato dicendo che tornava a casa. Ha preso il bus, quello che tornante dopo tornante collega pigro Pieve a Sappada. Non è scesa, come al solito in centro a Sappada, pochi passi da casa, bensì proprio a Caralte. E lì alcuni automobilisti hanno notato la ragazzina sola, bionda, minuta, un viso dolce acqua e sapone che raccontava meno dei suoi 15 anni, vicino a quel ponte maledetto. Uno si è addirittura fermato per chiederle se avesse bisogno di qualcosa. La giovane ha risposto che stava andando a casa. E poi il black out.

La caduta
La chiamata ai carabinieri della famiglia e l’ immediato allarme al Soccorso alpino di Pieve di Cadore verso le 22.30 di venerdì. Una lunga notte di ricerche disperate per gli uomini del soccorso alpino, i carabinieri e i vigili del fuoco aiutati anche da unità cinofile. La zona è stata perlustrata palmo a palmo, anche sotto il ponte Cadore, niente. Il tragico epilogo ha dovuto attendere la luce di un nitido sabato di sole. Il corpo senza vita della ragazzina era lì, ai piedi di un ponte alto 187 metri. Nel pomeriggio un esame esterno del corpo ha permesso di ricostruire che la caduta è stata di 60 metri, la giovane è morta senza agonia: «L’ipotesi è quella del suicidio. C’era stata una discussione a casa ma niente di così grave da motivare il gesto - dice il maggiore dei carabinieri di Cortina, Cristiano Rocchi -. Il corpo ora è disposizione della Procura in caso si volesse disporre un’autopsia ma per ora non pare si vada in questa direzione».

Le motivazioni
Se la dinamica appare abbastanza chiara, i motivi che avrebbero spinto una ragazza che gli amici in paese descrivono come «dolcissima, mai fatto uno sgarbo a nessuno, un po’ triste, ultimamente, sì» restano un mistero. Chissà se c’ entrava quel primo amore con un coetaneo che ai suoi non piaceva molto. Un’amica, gli occhi lucidi, racconta: «L’ho vista l’ ultima volta martedì, ormai frequentava soprattutto gli amici di Auronzo, mi ha detto che era giù. Con il suo ragazzo alti e bassi e certo non era contenta del telefonino “sequestrato” perché dentro c’ erano cose sue». I «segreti» di una quindicenne dentro al telefonino, come quelli di chiunque altro. «C’erano cose molto personali - aggiunge l’ amica - lei senza il suo ragazzo diceva di non poter stare, anche se non era sempre facile, era una storia stretta e forse adesso qualcosa era cambiato». Poche parole, mozze per la commozione. Per il pudore. E intanto, ieri pomeriggio, mamma e papà si sono fatti forza per andare ad Auronzo a dare la terribile notizia alla nonna da cui la nipotina passava spesso l’ estate. «Increduli - dice un’amica di famiglia - non possono capacitarsi, anzi, a dire il vero non credono la piccola possa aver fatto quel che dicono abbia fatto, non le mancava nulla, sono una bella famiglia, serena. Quei maledetti telefonini».

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