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mercoledì 10 aprile 2019

Ecco la prima immagine di un buco nero: "Einstein aveva ragione"



E' la prima prova visiva diretta di un buco nero e della sua ombra. Si tratta dell'immagine dell'orizzonte degli eventi del buco nero supermassiccio, con una massa equivalente a 6,5 miliardi di masse solari, che si trova a 55 milioni di anni luce dalla Terra, al centro della galassia Messier 87. A "scattare" la storica fotografia sono stati gli scienziati della collaborazione internazionale Eht, Event Horizon Telescope, cui partecipano ricercatrici dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, e dell'Istituto nazionale di astrofisica.

Eht è una rete distribuita su tutta la Terra, composta di un insieme di radiotelescopi che lavorano in modo coordinato così da costituire un unico strumento di dimensioni globali con sensibilità e risoluzione senza precedenti. Progettato proprio allo scopo di catturare l'immagine di un buco nero, oggi la collaborazione Eht presenta il coronamento del suo principale obiettivo scientifico.

Pubblicato in sei articoli in un numero speciale della rivista Astrophysical Journal Letters, il risultato è stato annunciato contemporaneamente in sei conferenze stampa. A Bruxelles lo hanno documentato il Consiglio Europeo della Ricerca e il progetto Event Horizon Telescope, alla presenza del Commissario Europeo per la Ricerca, la Scienza e l'Innovazione Carlos Moedas; le altre cinque conferenze stampa sono state organizzate a Santiago del Cile, Shanghai, Tokyo, Taipei e Washington.

"Questo straordinario risultato - spiega Mariafelicia De Laurentis, ricercatrice dell'Infn e professore di astrofisica all'Università Federico II di Napoli, che come membro della collaborazione Eht ha coordinato il gruppo di analisi teorica dell'esperimento - non solo ci regala la prima immagine di un buco nero, ma ci fornisce anche una prova diretta della presenza di buchi neri supermassicci al centro delle galassie e del motore centrale dei nuclei galattici attivi".

"Queste osservazioni - prosegue De Laurentis - vengono ora a costituire un nuovo strumento di indagine per esplorare la gravità nel suo limite estremo e su una scala di massa che finora non era stata accessibile". "Dal punto di vista concettuale, il risultato rappresenterà uno strumento formidabile per studiare, confermare o escludere le varie teorie relativistiche della gravitazione formulate a partire dalla teoria della Relatività generale di Albert Einstein", conclude De Laurentis.


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