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martedì 25 luglio 2017

Raoul Bova condannato a 1 anno e 6 mesi di reclusione

L’attore avrebbe evaso quasi 700mila euro tra il 2005 e il 2011


Raoul Bova è stato condannato dal Tribunale di Roma a un anno e sei mesi di reclusione per evasione fiscale. Per l’attore, difeso da Giulia Bongiorno, la Procura capitolina aveva sollecitato la pena di un anno. Secondo l’accusa, Bova avrebbe trasferito alcuni costi alla società che gestisce la sua immagine con un «artificio finanziario» per eludere il fisco, pagando un’aliquota più bassa rispetto a quella prevista. Avrebbe evaso quasi 700mila euro tra il 2005 e il 2011. In suo favore è stata comunque concessa la sospensione della pena.



Il Caso
La vicenda risale al quinquennio 2005-2010. Al protagonista del film campione d’incassi «Scusa ma ti chiamo amore» - diretto da Federico Moccia, di recente condannato a due anni di carcere per aver evaso circa un milione e 400 mila euro - viene contestato il reato di dichiarazione fraudolenta mediante artifici, accusa appena meno grave dell’evasione fiscale. La somma che l’interprete del capitano Ultimo rischia di dover restituire al fisco, rispetto ai 680 mila euro ritenuti evasi, è di circa un milione e mezzo a causa degli interessi maturati nel corso degli anni.




L'avvocato 
«La sentenza di oggi ha escluso che Raoul Bova abbia mai emesso fatture per operazioni inesistenti, quindi l'accusa relativa a presunte operazioni fittizie, che costituiva il cuore del processo, è stata sbriciolata dalla sentenza di assoluzione», dice in una nota l'avvocato di Raoul Bova, Giulia Bongiorno, precisando: «La condanna si riferisce esclusivamente alla interpretazione di un contratto sui diritti di immagine sul quale si è già espressa la Commissione Tributaria di Roma in via definitiva dando inequivocabilmente ragione a Raoul Bova. La Commissione Tributaria ha sottolineato che contratti come quello oggetto del processo penale in realtà sono strumenti tipici e legittimi nel mondo artistico. Siamo certi - conclude Bongiorno - che l'appello ribalterà la condanna anche prendendo spunto anche dalle eloquenti statuizioni della Commissione tributaria».



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