"Sono fiducioso che tutte le parti trovino un compromesso". Così il presidente della Bce Mario Draghi sulla manovra italiana, oggetto di attenzione da parte di Bruxelles e delle istituzioni internazionali. "Sappiamo che ci sono procedure stabilite e accettate da tutti, ci sono state deviazioni: non è la prima volta e non sarà l'ultima" dice invitando poi a non drammatizzare per queste deviazioni. "Come ho detto, bisogna abbassare i toni e sono piuttosto ottimista che sarà trovato un compromesso", aggiunge Draghi.
E il premier Giuseppe Conte ha riunito ieri sera a Palazzo Chigi sottosegretari e tecnici per "definire i dettagli" di decreto fiscale e legge di bilancio. Ne dà notizia lo stesso presidente del Consiglio in un post su Facebook, accompagnato da una foto che lo ritrae al tavolo della riunione con al fianco, tra gli altri, i sottosegretari all'Economia Massimo Garavaglia (Lega) e Laura Castelli (M5s). "Appena rientrato a Roma dal viaggio in Etiopia ed Eritrea che conferma e rafforza il nostro ruolo nel corno d'Africa. Ora sono al lavoro con staff, tecnici e collaboratori per definire i dettagli dei provvedimenti che il governo si appresta a varare nei prossimi giorni: il decreto fiscale e il disegno di legge sul bilancio. Nello specifico stiamo approfondendo alcune norme per la semplificazione fiscale e burocratica e le politiche attive sul lavoro. Non ci fermiamo un attimo, il lavoro da fare è tanto, ma vi assicuro che l'impegno di questo governo è incessante", scrive Conte.
Allarme Fmi-Bce-Ue sui conti. Nuovo scontro con Juncker - Fondo monetario, Bce, Unione europea. Le istituzioni internazionali lanciano un nuovo allarme sulla politica economica del governo italiano, in quello che, a pochi giorni dal varo della manovra 2019, sembra un vero e proprio accerchiamento della Troika intorno a Roma. I toni scelti per ammonire l'Italia hanno lasciato poco spazio all'interpretazione, ma sembrano non aver impensierito troppo Giuseppe Conte e i suoi vicepremier.
Per replicare Luigi Di Maio ha scelto anzi la strada dell'ironia: "ci manca solo la Nasa", ha obiettato su Facebook. Ma più che l'Agenzia spaziale americana ad intervenire è stata la Nato (una new entry) che - di fronte alle intenzioni espresse dallo stesso leader 5S di ridurre "la spesa militare inutile" di 500 milioni - ha sollecitato tutti gli alleati, "Italia inclusa", a rispettare l'obiettivo di spendere per la difesa il 2% del Pil. La tensione ha contraddistinto l'intera giornata.
Il primo attacco è arrivato proprio dal Fmi che, riunendo a Bali economisti, ministri e governatori delle banche centrali, ha definito la direzione presa dall'Italia "opposta" a quella suggerita. Senza riferimenti diretti a quello che è anche il suo Paese, il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha invece ricordato che per gli Stati ad alto debito pubblico "la piena adesione al Patto di stabilità è fondamentale". Un richiamo reso ancora più esplicito da Jean Claude Juncker, entrato ancora una volta in rotta di collisione con Matteo Salvini. L'Italia "non rispetta la parola data", ha affermato il presidente della Commissione Ue, respingendo l'immagine di "mostri chiusi in un bunker" affibbiata ai vertici europei dagli esponenti del governo italiano.
"Un bel tacer non fu mai scritto. Juncker pensi al suo paradiso fiscale Lussemburgo", l'immediata replica del leader della Lega. In un clima dunque tutt'altro che disteso, l'azione da pompiere di Giovanni Tria, ancora una volta, non è bastata. Il ministro, protagonista peraltro dell'ennesimo scontro con Di Maio stavolta sul futuro di Alitalia, ha trovato la sponda del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, sostanzialmente morbido nei confronti del titolare del Tesoro nonostante le accuse rivolte a Via Nazionale dai vicepremier dopo le polemiche sulla Nota di aggiornamento al Def. Le sue rassicurazioni sul calo del debito e sui titoli di Stato italiani, arrivate nello stesso giorno in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato le banche estere, sono sembrate in netto contrasto con l'analisi del Financial Times che ha invece descritto come potenzialmente "catastrofica" la spirale che si potrebbe innescare proprio tra il debito pubblico e gli istituti di credito italiani che lo detengono per oltre 380 miliardi.
Allo stesso modo la volontà annunciata da Conte di spiegare la manovra in Europa con la certezza di poter convincere i partner europei della bontà dell'azione di governo non ha persuaso i diretti interessati. Sposando la linea Juncker, i Paesi del Nord Europa che parteciperanno all'Eurosummit di giovedì a Bruxelles si sono detti anzi pronti a ribadire all'Italia la necessità di rispettare le regole del Patto di stabilità.
Prima di allora il governo dovrà inviare alla Commissione il Draft Budgetary Plan, il documento in cui verrà delineata la manovra 2019 e sui cui l'Europa si esprimerà. La scadenza entro cui trasmettere il documento è la mezzanotte di lunedì, ma l'articolato vero e proprio della legge di bilancio, secondo il sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti, potrebbe invece arrivare qualche giorno dopo (il termine per l'invio in Parlamento è il 20 ottobre), con uno slittamento dunque rispetto ai tempi stretti indicati ieri dal Movimento 5 Stelle. Lunedì dovrebbe invece essere il giorno di approvazione in consiglio dei ministri del decreto fiscale collegato alla manovra, di cui però al momento al Quirinale, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari, non è stata anticipata "nemmeno una riga".
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